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Dettaglio documento pubblicato n. 157
 
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Data: 17/05/2002
Destinatario: Consiglio del V° Municipio del Comune di Roma
Descrizione: Incremento della Assistenza Domiciliare attraverso l'Associazionismo Territoiriale
   
Dettaglio:
Roma 17/05/2002 CONSIGLIO STRAORDINARIO V° MUNICIPIO DEL COMUNE DI ROMA - 17/05/2002 “Incremento delle attività di ASSISTENZA DOMICILIARE e SPECIALISTICA SANITARIA FISIOTERAPICA attraverso la collaborazione con l’Associazionismo territoriale” - Intervento del proponente Consigliere Mario Remoli Gruppo F.I. del V° Municipio del Comune di Roma. Il paradosso di tutte le grandi città, si manifesta nella “solitudine” che ognuno di noi rischia d’incontrare a causa di una delle diverse difficoltà che la vita ci riserva. Una malattia, una disabilità, la perdita del lavoro e anche il naturale trascorrere degli anni che ci prende compleanno dopo compleanno, la gioventù che si allontana. Queste sono solo alcune delle possibili “porte” oltre le quali c’è l’incontro con quella forma di “solitudine”, che si manifesta nell’avere “bisogno” degli altri, di qualcuno o di qualcosa che si prenda cura di noi. Negli ultimi tempi si fa un gran parlare in ogni Municipio del piano regolatore dei servizi socio-sanitari, cosa di sicuro di grande necessità, nella quale ci confronteremo con grande impegno e determinazione, ognuno nel rispetto delle altrui intuizioni e soluzioni, ma che dobbiamo come punto indiscutibile di fine ultimo, la messa al “centro” le persone, i loro bisogni e le loro aspirazioni. Non mi farebbe piacere annoverare il tutto in una ottima iniziativa che si traduce in una miriade di carte, proponimenti, proposte e innovazioni alle quali segue poi un fastidiosissimo silenzio, ma più che il silenzio mi darebbe fastidio, aver per l’ennesima volta imbastito una bella intuizione irrealizzabile. Molti nostri quartieri sono nati spontaneamente, fuori di ogni regola, questa situazione, sommata alla presenza di grandi sacche di povertà ed emarginazione e all’altissimo numero di persone anziane………………………………………………. Rende ancora più importante la realizzazione di uno strumento capace, flessibile e principalmente realizzabile. La parola d’ordine è semplice fino ad apparire banale, ma è la più impegnativa e la più difficile da realizzare: programmare gli interventi, i servizi e le strutture partendo dai bisogni dei cittadini. Per rendere più chiare le caratteristiche e le finalità che dovrebbe avere un serio piano regolatore dei servizi socio-sanitari è utile rilevare, che questo non deve intervenire solo nelle situazioni estreme, ma deve offrire opportunità a tutti coloro che hanno un problema, un disagio, un bisogno normale. Per fare un esempio concreto, consideriamo la situazione di un anziano, con una modesta pensione, una casa, dei figli fagocitati dal vivere quotidiano, ma che per diversi motivi vive solo, ed ha un gran bisogno di compagnia, di fare vita sociale ed al quale occorrono cure specialistiche giornaliere. Normale che in una situazione di necessità come questa a volte si è costretti a scegliere o essere costretti ad andare in una casa di riposo, o essere notevolmente dipendente dalla Comunità, senza riceverne i benefici desiderati, con tutto quello che ne consegue. Programmare gli interventi, vuol dire evitare che questa “sia” la sola situazione, occorre creare nel Municipio le condizioni per garantire a questo nostro concittadino la permanenza a casa sua, o in una casa-famiglia, assisterlo a domicilio; proporgli dei luoghi per coltivare i rapporti umani. Saranno dunque i Municipi che nel prossimo futuro dovranno reggere il maggiore impegno per rendere concreto questo “disegno strategico” che nella Legge 328/2000 trova il principale riferimento. Le basi fondamentali per l’innovazione dei servizi socio-sanitari si evidenziano e si fanno concretezza nei “principi generali e finalità” inseriti all’ art. 1 della Legge quadro per la realizzazione del sistema integrate di interventi e servizi sociali. Gli Articoli 5 e 6 colgono in pieno l’esigenza sempre più sentita di mettere il “cittadino” e il “ruolo del terzo settore” al primo posto quali attori protagonisti di tutto il discorso sulle nuove esigenze sociali territoriali. E’ prioritario volgere l’azione istituzionale del Municipio a funzioni non già di gestione, quanto di: - progettazione e programmazione degli interventi, sulla base del monitoraggio costante della domanda e del bisogno e delle risorse economiche a disposizione; - controllo della qualità e dei risultati raggiunti sulla base degli obiettivi fissati; - migliorare l’efficienza e l’efficacia degli interventi; - funzioni di ricerca volte al miglioramento della qualità, - coordinamento delle risorse del territorio, con l’obiettivo di sviluppare sinergie che vadano a costruire una rete solida e visibile dell’offerta; - sviluppo di prevenzione del disagio prima ancora che di riduzione del danno. In questa ottica, si ritiene prioritario che il Municipio diventi “cabina di regia” della politica di sviluppo e del benessere dei soggetti a vario titolo presenti nel territorio. Svolgere un compito così delicato presuppone ripensare quasi ex novo l’attuale struttura organizzativa per adeguarla al nuovo sistema di erogazione dei servizi alla persona coniugandola con interventi sperimentali, attingendo sempre più a quella miriade di volontari che insistono sul territorio e il più delle volte non viene valorizzato al meglio. Significa dunque pensare al sistema dei servizi alla persona quale punto nodale di tutte le politiche di sviluppo del territorio date le interconnessioni con altre settori, apparentemente slegati nel sociale, ma che in realtà definiscono complessivamente il livello di qualità della vita dei cittadini. Fondamentale nel processo complessivo di riorganizzazione delle politiche sociali del territorio, devono essere le consultazioni permanenti degli “attori sociali” del territorio, attraverso un rapporto costante e costruttivo con le Consulte – Socio-Sanitaria e dell’Handicap e la concertazione con le Associazioni di Volontariato sociale, con le quali si dovrebbe addivenire alla sottoscrizione di un protocollo di intesa che fissi le modalità con le quali garantire che tale processo sia continuativo e utile al miglioramento del sistema. Da ultimo, ma non meno importante, è definire le forme di integrazione socio-sanitaria con l’Azienda Sanitaria Locale; a partire da un accordo di programma di massima che stabilisce i percorsi dell’integrazione, dovranno poi essere sottoscritti protocolli di intesa per ciascuna area di intervento e/o servizi che si intenderanno rendere in comune. In questo senso è fondamentale che la stessa A.S.L. dia piena applicazione al combinato disposto delle normative del settore emanate da Stato e Regione, che dispone che i distretti Sanitari siano dotati di autonomia finanziaria. Solo così sarà possibile dare forma e sostanza ai Distretti socio-sanitari, quali entità volte all' erogazione di prestazioni ad alta integrazione socio-sanitaria prevedendo anche dei budget precisi di spesa. L’area della terza età è innegabile che sia un area complessa e sulla quale occorre ragionare in particolare in funzione dei fattori che in modo combinato agiscono sulle persone che in essa ricadono. In particolare, la fragilità delle persone anziane è data variabilmente da fattori puramente sociali, economici, culturali e sanitari: gli interventi debbono quindi tendere principalmente a prevenire il disagio e a costruire reti di solidarietà per le persone più sole. D’altra parte, occorre rovesciare una tendenza che vede la persona anziana sempre più emarginata a causa di un retroterra culturale che la mostra e la identifica quale soggetto non produttivo e quindi come un costo per la società; bisogna pensare invece l’anziano, come risorsa in grado, se non di produrre reddito e ricchezza, di produrre cultura e servizi. Per fare questo occorre determinare un benessere psico-fisico che è dati dall’accrescimento di momenti di socializzazione, di impegno concreto, di ri-vitalizzazione delle capacità intellettive e pratiche, dunque occorre elaborare un piano generale culturale per la popolazione della terza età. Discorso particolare e fulcro di questo dibattito va fatto per gli anziani non autosufficienti, in questo caso, come per le tematiche della disabilità, l’integrazione socio-sanitaria appare indispensabile specie per l’assistenza domiciliare. Per entrare nel vivo del dibattito e della proposta che vado a sottoporre a questo Consiglio, occorre fare un grande salto di qualità, cancellando per un momento la concezione che ognuno di noi ha rispetto all’assistenza domiciliare, così come è oggi concepita e ancor meglio così come oggi ci si chiede di offrirla. Sono tre i motivi base per la quale occorre fare chiarezza: 1) dignità e rispetto totale all’operatore sociale; 2) sicurezza e certezza nei confronti delle Associazioni operanti sul territorio, rispetto agli impegni, alle scadenze di carattere economico; 3) concetto di Assistente domiciliare; 4) utilizzo di volontari per incrementare il servizio, eliminando le liste di attesa. 1° La dignità e il rispetto totale all’operatore sociale deve essere garantito dall’Amministrazione Municipale, il più delle volte questi vengono utilizzati non per svolgere il ruolo che gli compete, quale accompagnatori, compagnia e piccoli servizi all’esterno; ma si richiede loro servizi che non rientrano nella loro specializzazione, spesso costoro si utilizzano esclusivamente come “colf” domestiche; questo non è possibile non è accettabile. 2° Sicurezza e certezza nei confronti delle Associazioni che operano sul territorio rispetto agli impegni e scadenze economiche; questo vuole evidenziare che il più delle volte le stesse Associazioni impegnate nel settore sono costrette a ricorrere, per far fronte agli impegni economici nei confronti dei fornitori e dello stesso personale dipendente verso le banche, le quali certamente non sono sensibili a questa necessità, ed applicano alle stesse Associazioni costi di “rosso” molto alti; da questo scaturiscono una serie di problematiche che difficilmente si compensano e che pongono la stessa Associazione in situazioni di scelte difficili ma necessarie per poter garantire gli impegni presi con l’Amministrazione. 3° Il concetto di Assistenza Domiciliare deve invertire la sua rotta, deve diventare un servizio alla collettività e non al singolo; deve far un salto di qualità rispetto alla immagine collettiva che fino ad oggi ha avuto; più tecnicità, più specificità; più umanizzazione del servizio: - assistenza alla solitudine; - assicurare il servizio esterno; - aiuto nelle necessità individuali; - forte motivazione interna; - spirito di servizio verso i più deboli; 4° Utilizzo del volontariato sociale a sostegno dell’attuale organizzazione dell’Assistenza Domiciliare pubblica, avendo come compito l’eliminazione della lista di attesa attualmente di …………; questo alla luce delle difficoltà che questa Amministrazione ( non è la sola) che ha rispetto alle richieste per soddisfare la crescente richiesta da parte dei cittadini. Anche in considerazione delle scarse risorse economiche e del personale a favore di questo servizio le quali non risultano mai essere sufficienti per le innumerevoli motivazioni che si traducono principalmente nella stessa scarsità di fondi e di risorse del personale. Ho ritenuto proporre questo Consiglio straordinario proprio per dibattere questa problematica che ritengo possa dare un notevole contributo al problema. Partendo dal concetto che in ogni luogo di culto e in ogni Associazione laica, vi sono numerosissimi volontari molto attivi e motivati sul problema; che questa Amministrazione si fa giustamente forte di questo inestimabile valore aggiuntivo che è poco valorizzato e utilizzato sul territorio, la proposta in oggetto potrebbe essere una valida cartina tornasole per confermarci ancora una volta la loro disponibilità ed il loro inopinabile valore aggiuntivo da utilizzare al meglio. Si potrebbe pensare di coinvolgere, con un bando pubblico, l’Associazionismo (no profit) presente sul territorio formando un team di pronto intervento “emergenza sociale” da utilizzare come risorsa aggiunta concedendo ai volontari dei “buoni presenza” da utilizzare come “bonus” a favore dell’ Associazione di appartenenza: es: per un ora di servizio svolto, un bonus del valore di 5 euro, che l’associazione utilizzerà come meglio ritiene utile per incrementare i propri scopi sociali. Altra impellente necessità sul territorio è l’assistenza domiciliare sanitaria, rispetto alle grandi e più impellenti necessità in ambito della deambulazione personale e le insistenti richieste di necessaria fisioterapia in ambito domestico, per coloro che non hanno possibilità di facile spostamenti, di impossibilità a raggiungere i laboratori fisioterapici del territorio. Per questa necessità urge un accordo di programma straordinario con la A.S.L. di competenza, la quale dovrebbe mettere a disposizione una maggiore disponibilità di collaborazione, con l’utilizzo di personale qualificato da attingere all’interno dell’Associazionismo presente sul territorio. NOTA: Il Consiglio Straordinario è stato ritirato dal proponente per motivi tecnici e proposto da inserire in una futura data da stabilirsi.
   

 
 

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