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Roma 15/11/03
“Quale Politica intraprendere per la Sicurezza”
La questione della sicurezza è negli ultimi anni al centro delle cronache per svariati motivi, per lo più legati a fatti criminosi di diversa entità, o in occasione di particolari eventi che coinvolgono le masse, la città; gli atti criminosi di questi giorni nel nostro Paese e fuori da esso di debbono necessariamente far riflettere e spronarci tutti per una maggiore attenzione sul crescente allarme come non accadeva da molto tempo o forse mai accaduto dal dopoguerra ad oggi.
Sono certo che il compito della politica sia quello di considerare con la giusta attenzione le emergenze, ma anche ragionare sui tempi con cui la politica stessa deve agire se vuole realmente stabilire strategie, proporre idee, realizzare atti in grado di dare risposte eque e capaci per il futuro.
Per fare tutto ciò occorre da subito ragionare attentamente sulle questioni in campo:
- valutare con cognizione le esperienze passate e quelle in corso;
- seguire attentamente i suggerimenti che ci pervengono dalla società civile;
- promuovere con equilibrio le spinte propositive consigliate dalle Istituzioni;
- essere attenti alle richieste ed esigenze che pervengono dal mondo del lavoro, della scuola, della famiglia;
- studiare profondamente le varie situazioni territoriali.
I problemi complessi, necessitano di risposte complesse, ed una politica che tende a semplificare le difficoltà facendo finta di risolverle non è una buona politica; quindi una sana politica è quella che si mette in discussione senza preconcetti e tende a creare le giuste condizioni per un proficuo e sereno quanto costruttivo confronto, solo allora si può affrontare con successo il tema della “sicurezza possibile”.
Mi corre l’obbligo di citare il Forum sulla Sicurezza Urbana, che ritengo essere un punto di riferimento essenziale per chiunque voglia misurarsi sui temi della sicurezza; Roma ne è parte qualificante attraverso la sua storia, la sua cultura, la sua attuale politica, per questo mi sento partecipe del dovere di continuare nella direzione indicata dai tre obiettivi principali che hanno permesso allo stesso Forum di affermarsi come organo esperto per la sicurezza presso le stesse Nazioni Unite e il Consiglio europeo:
- promuovere la città come protagonista di una politica di riduzione all’insicurezza.
- costruire una “cultura della sicurezza comune”, a partire dalla partecipazione, cooperazione e scambio di esperienze, conoscenze e progetti.
- essere “punto fermo” di analisi della criminalità e di elaborazione politica.
L’esperienza mi porta a pensare che la sicurezza non è solo sinonimo di repressione, di lotta alla criminalità, ne semplicemente una questione risolvibile con una presenza massiccia di Forze di Polizia sul territorio; il controllo della Polizia, la repressione dei comportamenti devianti sono sicuramente elementi costitutivi di una strategia di sicurezza non certo gli unici; d’altra parte si è largamente compreso che non è possibile considerare la “Questione Sicurezza” solo come una battaglia alle ineguaglianze, alle ingiustizie sociali, come fonte di emarginazione e di potenziale devianza.
Di certo i due temi un tempo separati sono strettamente collegati e proprio per questo occorre avere una visione unitaria, occorre da una parte investire sulla sicurezza e produrre un più capillare controllo del territorio gestendo con forza il fenomeno attraverso anche una promozione sul tema della “certezza della pena per gli atti criminosi” e dal’ altro promuovere l’uscita della emarginazione sociale di ampie fasce della società, diminuendo nel contempo quei fattori di disuguaglianza nei diritti e nelle opportunità.
Obiettivi non solo non superabili, ma che devono coniugarsi maggiormente fra loro, arricchendosi reciprocamente sfociando in una diversa e nuova prospettiva, stimolare la creazione di nuove professionalità e competenze quali:
- gli specialisti della prevenzione
- i mediatori sociali
- la mediazione familiare
- la mediazione scolastica
- la mediazione socio-culturale.
Partendo dal principio che una città sicura non è semplicemente una città con un basso tasso di criminalità e micro-criminalità; dobbiamo quotidianamente fare i conti con un sempre più diffuso senso di insicurezza da parte dei cittadini, questo è un problema grave quanto quello della criminalità oggettiva, laddove si percepisce un disagio e una paura nella vita quotidiana, si determina uno spazio urbano non più condiviso, nel quale vengono meno gli strumenti di socialità dove aumentano a dismisura i conflitti, dove i soggetti più deboli: bambini, donne e anziani vengono penalizzati, dove in sostanza la “Qualità della vita stessa è penalizzata”.
Il concetto che vorrei esprimere è quello per cui intervenire sulla sicurezza, vuol dire intervenire per migliorare qualitativamente la vita; una città sicura è quella in cui le criticità che generano insicurezza, sfiducia e paura, sono ridotte al minimo, ed in genere quella criticità riguardano aspetti molto lontani o addirittura diversi dal fenomeno strettamente criminale.
Il disagio e la paura derivano spesso da problemi di natura socio-ambientale che possono coinvolgere indiscriminatamente tutti i cittadini:
- il traffico caotico;
- l’inquinamento in ogni sua forma ed espressione;
- il degrado urbano in ogni sua manifestazione;
- il non comportamento civile nostro o di altri dinnanzi ad ogni eventualità.
1) basta pensare semplicemente alle aree urbane poco illuminate o aree metropolitane con l’assenza di attività commerciali o luoghi sociali e per questo scarsamente vissute.
2) una criticità che genera incertezza, vuoi per una scarsa conoscenza, vuoi per una non capillare capacità comunicativa sono problematiche inerenti a:
- il lavoro;
- la casa;
- il fenomeno dell’immigrazione, che spesso insorge nella semplice presenza “dell’altro” diverso da me, la sua non conoscenza e l’incomunicabilità che ne deriva crea una barriera di diffidenza e spesso di rifiuto.
I drammi che si evidenziano in interi gruppi sociali:
a) gli anziani troppo spesso considerati dalla famiglia e dalla società un
peso e non una risorsa;
b) il mondo giovanile che spesso non trova termini validi di riferimento nella scuola, nella famiglia, nella politica; il più delle volte collocati al di fuori del contesto sociale che non ne riconosce le reali specificità;
C - ampie fasce di emarginazione quali :
- le tossicodipendenze
- la prostituzione
- la presenza dei nomadi
- l’accrescimento di piccole bande di adolescenti.
c) non per ultimo, la sfiducia nelle Istituzioni, che spesso genera nell’individuo cittadino, conseguenze devastanti perché avvertite lontane e incapaci di comunicare, inabili a fornire risposte adeguate in tempi rapidi.
Tutte queste sono parti della Società insicura che generano esse stesse insicurezza negli altri, inoltre l’insicurezza che molti cittadini avvertono è quella insicurezza che può determinare nella sua manifestazione più grave una potenzialità criminogena di pezzi interi di territorio.
Ed è proprio il territorio l’elemento che dobbiamo tenere presente, in quanto, nelle stesse aree metropolitane insistono condizioni oggettive e soggettive di sicurezza diametralmente opposte.
Ecco perché l’Ente Locale, nelle sue svariate articolazioni deve individuare i più importanti settori di intervento e quindi ritagliare sulle esigenze e sulle particolarità degli ambiti territoriali la specificità degli interventi da effettuare; è opportuno che a fianco della prospettiva generale faccia da stimolo il momento operativo che non potrà non prescindere dalla capillare conoscenza del territorio e soprattutto dai cittadini, dalle persone che lo vivono.
Il Comune e le Municipalità, secondo il mio modesto parere possono fare molto su questo fronte, l’ordinamento degli Enti Locali ci può mettere in condizione di esercitare una piena titolarità in ampi settori della vita civile.
Partirei in primo luogo dalle politiche Sociali, dalle scelte urbanistiche che vanno sempre più delineandosi come aspetti qualificanti a disposizione dei Comuni e di conseguenza dei Municipi per la creazione di una politica della sicurezza.
Il controllo delle attività commerciali, dell’abusivismo in ogni suo contesto, la tutela dell’ambiente e della salute, mettono il corpo della Polizia Municipale nella condizione di essere lo strumento cardine a disposizione dell’Ente Locale; una risorsa inestimabile di grande potenzialità e competenza, capace di combattere quotidianamente quella piccola ma pericolosa “illegalità diffusa”, quel senso di “assenza delle regole” che producono, se non estirpate sul nascere, un crescendo catastrofico, verificabile nelle vita di ogni cittadino; di conseguenza, occorre più che mai che il Vigile Urbano non vada soltanto “al lavoro”, ma nell’ambito della sua professionalità “vada in servizio”.
Il Comune e di conseguenza i Municipi possono essere quel volano capace di coinvolgere altri pezzi della Amministrazione e particolarmente la Società Civile:
- l’associazionismo
- la cooperazione
- il sindacato
- anche il privato come commercianti e industriali del territorio che può trovare soddisfazione dei propri obiettivi nell’ambito di una “cultura della sicurezza”.
Incentivi e agevolazioni alle Associazioni, al mondo cooperativistico, alle stesse imprese private, potrebbero portare migliorie sostanziali in alcune aree degradate della città, migliorandone la vivibilità e amplificando uno stato di “sicurezza da coltivare”.
Tutto questo lo si sta già facendo a livello Comunale ed i buoni risultati conseguiti potrebbero essere da stimolo per coinvolgere direttamente gli stessi Municipi.
Il Comune, come pure i Municipi sono dunque i referenti per poter realizzare progetti e attività che all’interno dello specifico tema della sicurezza rispondono alle criticità sopra descritte; l’esperienza dell’Ufficio “Roma Sicura”, è in tal senso un modello da seguire catapultandolo all’interno delle aree Municipali:
- la mediazione sociale
- la mediazione familiare
- gli sportelli territoriali per gli anziani
- gli sportelli per la disabilità
- contrastare la dispersione scolastica sommersa
- il progetto di recupero urbano e ambientale
- una maggiore prevenzione stradale
- una più sensibile visibilità dei punti critici di pericolo
- una prevenzione agli incidenti adolescenziali
- prevenire il gioco d’azzardo
queste sono state alcune delle attività promosse dall’Ufficio Roma Sicura, che hanno riscontrato una grande positività sia nei risultati, che come grado di apprezzamento da parte della cittadinanza.
Necessita coinvolgere la stessa comunità Europea attraverso la disponibilità concessa proprio sull’indirizzo di una politica della sicurezza; necessita redigere piani a breve termine e protocolli di intesa con le Amministrazioni competenti per materia, nei quali si possano riscontrare da subito la domanda e l’offerta di sicurezza che proviene dal basso, consentendo la realizzazione dei progetti proposti dai Municipio attraverso la spinta delle singole comunità, delle associazioni, dei cittadini.
La battaglia che attualmente si sta svolgendo contro un nemico invisibile aggiunge sicuramente angoscia, paura e incertezza nel futuro, amplificando un diffuso senso di insicurezza; questo comunque non ci deve rendere frustrati rendendo inutili e vanificando i nostri sforzi su questo fronte, anzi, mai come oggi l’impegno per una politica della sicurezza si rende necessaria.
Una Comunità di persone che si riconosce nella propria città, nel proprio Municipio, nel proprio Quartiere, e che trova le giuste risposte da parte della Amministrazione e soprattutto sente la “Legalità” come un fatto concreto e non soltanto come un termine astratto, oltre ad essere una Comunità migliore è senza dubbio alcuno una Comunità in grado di rispondere prontamente e meglio a qualunque minaccia, affrontando con serenità, forza ed energia ogni pur grave contingenza.
Mai come adesso si rende necessario e ci si accorge maggiormente della necessità di una completa collaborazione con le forze dell’Ordine: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, proprio perché richiamati da un allarme oggettivo che presuppone un sostegno reciproco fra tutti gli attori della sicurezza per rinsaldare quei vincoli di cittadinanza a svolte sbiaditi dalla indifferenza.
I temi che coinvolgono la sicurezza sono tanti, tanti da apparire anche distanti fra loro, ed è proprio per questo che dobbiamo avere la capacità di unire tutti questi temi in una prospettiva comune; una prospettiva in cui ognuno di noi con le proprie competenze riesce a dare il meglio nel suo specifico contributo, ed in cui ognuno può fornire risposte che possono moltiplicare i propri effetti positivi, quanto più sono capaci di mettersi in relazione costruendo sinergie positive.
La possibilità e l’impegno di promuovere la costituzione di un “Osservatorio Permanente sulla Sicurezza”che coinvolga anche soggetti non Istituzionali, ritengo possa essere un primo strumento capace di ascoltare e di dare risposte, indicare problemi, far emergere quelle criticità sommerse che forse non conosciamo.
Coinvolgere e far interagire branche dell’Amministrazione Locale con i Cittadini è già di per se un passo avanti verso una maggiore sensazione di sicurezza.
Il problema della sicurezza coinvolge tutti e pertanto ritengo potrebbero risultare utili e costruttivi specifici “protocolli di intesa” fra gli attori diversi coinvolti; che potrebbero risultare utili e proficui occasioni di incontri calendarizzati di analisi, di proposta, di scontro se necessario, fra tanti soggetti diversi e diversamente attivi nella Società potrebbero costituire quell’humus, dove mettere a frutto e verificare le strategie più adatte, le migliori energie per confrontarsi attraverso esperienze diverse e differenti punti di vista ma che portino alla fine alla condivisione di una strategia comune di intervento e di tutela a favore della collettività.
Solo attraverso questo continuo e laborioso, quanto impegnativo percorso attraverso un fermento di proposte e verifiche, di messa in discussione anche ciò che fino ad ora credevamo giusto, è possibile dare risposte concrete alle sempre più crescenti domande di sicurezza che perviene dalla Società Civile.
Non vorrei osare troppo nel pensare ad alta voce di porre in essere l’esempio del Comitato della Sicurezza Cittadina, che sta dando proficui frutti, possa essere resa possibile a livello Municipale, “costruire la sicurezza”, costituire un tavolo di lavoro permanente tra Polizia, Carabinieri, Corpo dei Vigili Urbani, Comitati di Quartiere, Volontariato che periodicamente possano organizzare strategie tali da poterle confrontare e rendere operative.
Il senso di insicurezza si sviluppa e prolifera quando non esiste o sono scarsi i rapporti umani, i rapporti sociali, quando nelle nostre realtà urbane si evidenzia un decadimento del livello di socialità, una paura del nuovo.
Occorre dare una risposta credibile a tutti questi fattori, una risposta che sappia invertire questa tendenza, e questa risposta va individuata nell’impegno comune di tutti i livelli di collaborazione.
Necessita impegnarsi nella problematica della disgregazione giovanile e nei rapporti sociali, la partecipazione dei cittadini alla cosa comune, i livelli di socialità, la gestione del territorio, il costante impegno dell’Associazionismo e del Volontariato
nei quartieri sono tutte “armi” che permettono un maggior controllo della criminalità e per dare maggiore sicurezza ai cittadini.
Va proseguito con impegno il lavoro che il Sig. Sindaco di Roma sta portando avanti attraverso quel suo assiduo impegno nei confronti della città ed in particolare verso la sicurezza di questa, che in pratica si traduce in una città migliore e sicura.
Termino la relazione spendendo due parole nei confronti dell’Assessore alle Politiche della Sicurezza della città l’On.le Liliana Ferraro che con il suo impegno sta portando avanti con successo una problematica molto sentita ma altrettanto non facile da gestire.
Sono comunque convinto che il sentimento di insicurezza è particolarmente alimentato da quella piccola illegalità diffusa, da quella diseducazione civica che quotidianamente ci nega la possibilità di sentirci parte di una collettività alla quale spesso lo stesso cittadino si rende indifferente, volontariamente o non, ma che non fa altro che alimentare quel clima di insicurezza e sfiducia verso le Istituzioni, tali da rendere vani molteplici sforzi.
La disciplina stradale, urbana, ambientale sono spesso il termometro per misurare quel tasso di rispetto e di fiducia nelle Istituzioni, il pensare ed agire con: “molti infrangono le Leggi e i Regolamenti e non gli accade nulla, quindi lo faccio anch’io”, non mi sembra la soluzione del problema, anzi alimenta quella disubbidienza civica che può risultare l’anticamera della illegalità.
Questa diseducazione civica, nuoce all’altro in virtù di un proprio personale vantaggio camuffata da un alibi di protesta verso le Istituzioni insufficienti o ancor più grave insensibili.
E’ evidente che di fronte a questo piccolo ma grande fenomeno di illegalità diffusa non basta una politica di repressione, occorre una più attenta gestione in direzione della “sanzione” per chi non rispetta le regole, accentuando inoltre una fondamentale politica di prevenzione attraverso una più attenta politica sociale con particolare attenzione alle scuole, alle frange giovanili, alle fasce più deboli; correlando a questo una politica che restituisca fiducia a chi non sembra avere motivi per averla, iniziando fin d’ora a fare ognuno il proprio dovere.
- MEDIAZIONE SOCIALE
- SICUREZZA DEGLI ANZIANI
- ATTENZIONE AGLI ULTIMI
- INTEGRAZIONE SOCIALE
- SICUREZZA NELLO SPORT
- VIGILE DI QUARTIERE
- LOTTA ALL’ABUSIVISMO COMMERCIALE
- PREVENZIONE SCOLASTICA
- PREVENZIONE NEI PARCHI
- RECUPERO AMBIENTALE
- PREVENZIONE AL GIOCO D’AZZARDO
- INCIDENTI E ATTEGGIAMENTI A RISCHIO IN ADOLESCENZA
- SICUREZZA STRADALE – SEGNALETICA -
- MAGGIORE ILLUMINAZIONE
- SICUREZZA URBANA
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