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Notizie sull’acqua:
Nel quadro delle riforme che negli anni recenti l’Italia si appresta ad affrontare, è particolarmente significativa la svolta che con la Legge n° 36 del 05/01/94, (Legge Galli), si è voluto imprimere al settore dei servizi idrici.
Essa ha inteso ridisegnare l’attuale sistema di gestione,ponendo le basi per una riorganizzazione in senso industriale del settore, con conseguente apertura del mercato, attraverso l’accentramento della gestione in un unico soggetto per l’intero ciclo dell’acqua (servizio idrico integrato) e introducendo un sistema tariffario (price cap) fondato su un reale equilibrio fra costi e ricavi che consentirà di realizzare gli investimenti necessari al riassetto del servizio verso livelli di efficienza, efficacia ed economicità.
La riforma tenderebbe, fra l’altro, a ridurre il divario esistente tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, azione gia da tempo avviata con ingenti investimenti attraverso il Programma Operativo “Risorse Idriche” finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del QCS Italia 1994/99 e coordinato con successo dal Ministero dei Lavori Pubblici.
Questa opera riformatrice avrebbe scarse possibilità di rapide ricadute sulla realtà se non fosse accompagnata da ampi e mirati processi di formazione e di ricerca, e parallelamente da una incisiva azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che va indirizzata verso l’acquisizione di una vera e propria “cultura dell’acqua”.
La presente relazione, si colloca in questa linea di azione verso cui stanno convergendo le iniziative della Pubblica Amministrazione e non solo di questa, per un primo sguardo di insieme sulle risorse idriche, per conoscere le problematiche connesse alla loro gestione, renderne agevole l’approfondimento, avvicinare più i cittadini e gli operatori al processo di riforma.
In maniera semplice e sintetica, si vuole offrire le prime informazioni sull’esperienza Italiana quanto a disponibilità della risorsa, qualità, usi, costi ed investimenti, formazione e ricerca, da ultimo, evidenziare l’impegno del Paese oltre frontiera.
Su questo ultimo tema va sottolineato che sulla scia del significativo successo conseguito nel 1992 a Roma con l’adozione, da parte di tutti i Paesi del Mediterraneo, della “Carta Mediterranea dell’Aqua” e l’Istituzione del Sistema Euromediterraneo di Informazione sulla Gestione dell’Acqua (SEMIDE) avvenuta a Napoli nel 1997, l’Italia ha voluto mantenere e rafforzare il proprio impegno nella ricerca comune delle più efficaci iniziative per dare risposte concrete alle emergenze idriche nella Regione.
E’ per questo che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inteso istituire nel 1997, una Commissione Interministeriale (Ministero Affari Esteri – Ambiente – Lavori Pubblici – Politiche Agricole e Forestali – Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali) incaricata non solo di seguire gli sviluppi della politica dell’acqua in area Mediterranea, ma anche di proporre iniziative dirette.
E’ in questo spirito che l’Italia si è fatta promotrice della Conferenza dei Ministri di Torino (Ottobre 1999) per promuovere e realizzare, insieme ai 27 Paesi partners, le basi per una collaborazione ampia, costruttiva e duratura per il miglioramento della disponibilità e della gestione dell’acqua nel Mediterraneo.
Le Istituzioni:
Le attività Istituzionali in materia di acqua sono affidate in Italia a diversi soggetti:
- Presidenza del Consiglio dei Ministri
- Comitato Interministeriale perla Programmazione Economica
- Comitato di Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche
- Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
- Ministero dei Lavori Pubblici
- Ministero dell’Ambiente
- Ministero per le Politiche Agricole e Forestali
- Ministero della Sanità
- Regioni – Province – Comuni.
Ministero dei Lavori Pubblici: espleta una azione di indirizzo e coordinamento nella gestione della risorsa idrica attraverso la Direzione Generale della Difesa del Suolo, che si occupa dell’attuazione delle norme in materia di utilizzazione delle acque e difesa dalle piene, dall’inquinamento, gestione del servizio idrico integrato, programmazione delle relative risorse finanziarie.
La Direzione è inoltre l’Organo che provvede al rilascio delle concessioni di grandi derivazioni di acqua e coordina le assegnazioni di fondi agli uffici periferici del Ministero per le opere e le manutenzioni idrauliche. Questi ultimi si occupano delle istruttorie, delle domande di concessione di grandi derivazioni di acqua e provvedono alla esecuzione delle opere idrauliche nelle aree principali dei bacini di rilievo nazionale del centro meridione: Arno – Tevere – Liri – Garigliano – Volturno.
Nei bacini di rilievo nazionale del nord, le opere idrauliche nelle aste principali dei fiumi: Po – Adige – Brenta – Bacchiglione – Piave – Tagliamento – Livenza – Isonzo, sono gestite dal Magistrato delle Acque di Venezia e dal Magistrato per il Po di Parma. Questi due uffici decentrati del Ministero dei Lavori Pubblici vennero istituiti rispettivamente negli anni 1907 e 1956: il primo per la gestione delle opere idrauliche nella complessa rete idrografica dei fiumi ricadenti nei territori del nord-est, dall’Adige fino all’Isonzo; il secondo per la sistemazione idraulica e la gestione dell’asta del Po, dei suoi affluenti e del suo delta.
La riforma delle competenze amministrative delineata dal DLgs. N° 112/98 prevede che le attività dello Stato, ora esercitate attraverso i propri uffici decentrati, vengano idoneamente trasferite ad Organismi, Regionali o Interregionali, da disegnare in funzione delle caratteristiche dei bacini idrografici.
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: ai sensi del DLgs n° 300 del 30/07/99, ha le competenze di disciplina generale e coordinamento nazionale in materia di grandi reti infrastrutturali di irrigazioni dichiarate di rilevanza nazionale, nonché in materia di intervento straordinario nel Mezzogiorno e dell’Agenzia per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno (ex Agensud); anche gli Istituti di ricerca e sperimentazione del Ministero hanno competenze tecnico-scientifiche nel settore delle risorse idriche.
Ministero dell’ambiente: le competenze in materia di risorse idriche sono attribuite al Servizio per la Tutela delle Acque, la Disciplina dei Rifiuti, il Risanamento del Suolo e la Prevenzione dell’Inquinamento di Natura Fisica, il Ministero predispone e promuove studi e rilevamenti, ed ogni due anni è tenuto a presentare in Parlamento una “relazione sullo stato dell’ambiente”; per la programmazione degli interventi viene predisposto con le Regioni, un apposito piano triennale per la tutela ambientale.
Sotto la vigilanza del Ministero opera l’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA), la cui articolazione operativa a livello periferico è assicurata da Agenzie Regionali, istituite autonomamente dalle singole Regioni; essa si avvale, per le informazioni sullo stato qualitativo dei corpi idrici, della rete SINA (sistema informativo nazionale di monitoraggio ambientale) costituita da circa 400 punti di osservazione dislocati sul territorio nazionale.
Comitato di Vigilanza sull’uso delle Risorse Idriche: è stato istituito con la Legge n° 36 del 05/01/94, aql fine di garantire l’osservanza dei principi normativi che regolano il servizio idrico integrato e la determinazione delle tariffe, attraverso una metodologia normalizzata. E’Organo Istituzionale di riferimento degli utenti e riferisce al Parlamento con una relazione annuale. Per la sua operatività il Comitato si avvale di una Segreteria Tecnica e di un Osservatorio che svolge funzioni di raccolta, elaborazione e restituzione di dati statistici e conoscitivi.
Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale: fa parte del Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali, posto alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri; le principali attività del Servizio sono l’acquisizione, l’analisi e la pubblicazione di dati ideologici e oceanografici, il Servizio inoltre gestisce una rete di monitoraggio in tempo reale per la previsione e il preannuncio delle piene fluviali costituita da oltre 1000 sensori; il Servizio è attualmente organizzato in 10 aree idrogeologiche corrispondenti ai maggiori bacini idrografici Italiani e 10 nuffici tematici presso la sede di Roma.
Le Autorità del Bacino: sono state istituite nel 89 a seguito della entrata in vigore della Legge 183 sulla difesa del suolo e sono: Po, Adige, Alto Adriatico, Arno, Tevere, Liri-Garigliano-Volturno; l’Autorità è un Organismo misto, costituito da Stato e Regioni, operante sui bacini idrografici considerati come sistemi unitari. Essa è l’Ente istituito per consentire interventi di pianificazione integrata di bacino.
L’Organo decisionale dell’Autorità del Bacino è il Comitato Istituzionale, il cui Organo di consulenza e supporto è il Comitato Tecnico; per i restanti bacini idrografici sono state successivamente costituite le Autorità di Bacino di rilievo Interregionale e Regionale, dove le Regioni interessate coordinano le azione della difesa del suolo di intesa fra loro.
La finalità generale dell’Autorità è la tutela ambientale dell’intero bacino idrografico, secondo i seguenti obiettivi: difesa idrologica e della rete idrografica, tutela della qualità dei corpi idrici, razionalizzazione dell’uso delle acque e regolamentazione dell’uso del territorio; l’Autorità del Bacino costituisce l’Organo principale della programmazione in materia di difesa del suolo, redige il Piano del Bacino e ne controlla l’attuazione.
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Il risparmio dell’acqua potabile:
Quello dell’acqua è un tema estremamente attuale, in un momento in cui la situazione ambientale ed ecologica del pianeta è sempre più critica e carica di incognite.
Se poi questo tema lo si focalizza specificatamente sul “risparmio” di questo insostituibile bene, allora le domande che ci si pongono risultano essere ancora più attuali.
Non è un caso che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito a partire dal 1993 la giornata mondiale dell’acqua che viene a ricordarci ogni 22 Marzo quanto questo bene sia indispensabile all’umanità e come l’umanità si pone di fronte a questo bene.
Il 2003 è l’Anno Internazionale dell’Acqua:
- acqua come bene comune dell’umanità
- acqua come portatrice di sviluppo e progresso
- acqua come elemento di vita
- acqua come elemento insostituibile.
In contrapposizione
- acqua portatrice di malattie
- acqua potabile come bene riservato soltanto a una parte dell’umanità
- acqua come sfruttamento e arricchimento
- acqua come fonte di lotta
- acqua come risparmio e riutilizzo
- acqua oggi ancora inaccessibile a un miliardo e 400 milioni di persone.
Vi sono sostanze che con il tempo hanno conquistato una dimensione mitica:
l’oro; il fuoco; ma forse più di tutte l’acqua.
Anche quando spogliamo l’acqua dei suoi abbellimenti simbolici associandola alla purezza dell’anima, la maternità, la giovinezza, la vita, e anche quando la riduciamo ad un fenomeno di laboratorio chimico o geologico che sia, questa continua inesorabilmente ad affascinarci.
Tutto sembra riportarci a lei:
- dal partorire in acqua
- alle immense distese di questo incommensurabile valore
- al suo rumore assordante quanto piacevole
- ai fiumi inquinati
- alla siccità del deserto.
Tutto racconta il segreto intimo di questo elemento, la sua straordinarietà, la sua forza e la disperazione connessa alla sua mancanza.
Il 2003 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite l’anno internazionale dell’acqua, ma durante il recente summit sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg la questione della gestione delle risorse idriche a livello mondiale è emersa in tutta la sua drammaticità e problematicità; lo sfruttamento indiscriminato per gli utilizzi più diversi, l’inquinamento e gli sprechi impoveriscono sempre più maggiormente le scorte d’acqua del pianeta.
Senza immediati interventi correttivi la situazione non può che peggiorare a discapito di tutti, ma forse maggiormente di qualcuno; la drastica riduzione della qualità della vita di grandi masse di popolazione, specialmente nel sud di questo vecchio mondo rischia di innescare fenomeni d’instabilità politico-sociale, che metteranno a dura prova l’equilibrio dell’intero pianeta con conseguenze drammatiche e tragiche sia per il sud, sia per il nord del mondo.
Sono parecchi gli appuntamenti Istituzionali e non previsti nelle agende: la terza edizione del World Water Forum a Kyoto, la riunione del G8 ad Evian, il Summit del WTO a Cancan rappresentano il quadro in cui si svolge tale importante discussione nell’ambito dell’anno Internazionale dell’acqua; le Nazioni Unite e l’Europa sono protagoniste attive in questo processo.
L’ONU ha dichiarato: “l’accesso all’acqua è un diritto fondamentale per l’uomo”, l’Unione Europea contemporaneamente sta svolgendo una ricerca mirata alla promozione ed elaborazione di soluzioni alla crisi idrica globale; l’iniziativa Europea sui temi idrici avviata nel corso del World Summit di Johannesburg nell’Agosto 2002 fornisce un quadro di riferimento essenziale per la progettazione delle azioni attinenti al tema; l’obiettivo comune di tutti è quello di dimezzare entro il 2025, il numero delle persone che non possiedono una soddisfacente fornitura di acqua potabile.
Il consumo dell’acqua dolce è sestuplicato dal 1900 al 1995, più del doppio del livello di crescita della popolazione, circa ½ della popolazione mondiale già vive in paesi considerati ad emergenza idrica e questo accade quando il consumo supera del 10% il totale dell’offerta; se questo trend dovesse continuare con questi ritmi, 2/3 della popolazione della terra vivrà queste condizioni già nel 2025; questo è quanto afferma Kofi Annan in una recente intervista sul tema specifico.
Necessita da subito una totale collaborazione dei Governi Internazionali e Locali, occorre solidarietà fra i settori principali dell’economia ed è indispensabile da parte dei Governi la “Volontà Politica” di collaborare in buona fede con gli Stati confinanti e con le proprie popolazioni.
Più di un miliardo e 400 milioni di persone nel mondo non sono in grado di accedere a forniture di acqua potabile e circa 2,5 miliardi non usufruiscono di condizioni igieniche adeguate proprio per la carenza di questa; ogni anno si registrano oltre 5 milioni di vittime per malattie determinate dall’acqua che potrebbero in gran parte essere prevenute; i problemi idrici sono estremamente gravi soprattutto in Africa, dove stima che la penuria d’acqua coinvolga 300 milioni di individui.
La crisi idrica globale costituisce una minaccia per lo sviluppo economico, la riduzione della povertà, l’ambiente, la pace e la sicurezza; l’acqua è un elemento indispensabile per lo sviluppo sostenibile e una soluzione dei problemi idrici consentirebbe di progredire lungo tutti i pilastri dello sviluppo sostenibile economico, sociale e ambientale.
Le molteplici problematiche della crisi globale dell’acqua sono state focalizzate in quest’anno 2003 dichiarato l’anno mondiale dell’acqua; verrà riaffermato che questo elemento vitale è il più importante e necessario per garantire il diritto umano universale a uno standard di vita adeguato per la salute, il benessere proprio e delle proprie famiglie ( art. 25 della dichiarazione universale dei diritti umani).
Un diritto che nel nostro quotidiano di individui che bevono, e si lavano con acqua corrente e pulita senza limitazione alcuna, si fa fatica a comprendere nella sua totale drammaticità.
Molte sono le Associazioni che si stanno impegnando da tempo sul tema, se ne possono contare a centinaia che nel loro operare quotidiano sono stimolo continuo verso i Governi mondiali a fin che il problema venga discusso e vi si trovino soluzioni; il Forum Internazionale di Kyoto è stato forse una occasione persa da parte degli stessi Governi promotori per riconoscere e difendere l’acqua come diritto umano.
Una svida vinta da parte della Società Civile Internazionale, che si è convocata a Firenze nel primo Forum alternativo mondiale dell’acqua, per smascherare l’inconcludenza della riunione “ufficiale” e rilanciare una vera e propria piattaforma alternativa per garantire il diritto a 40/50 litri di acqua pulita ciascuno ogni giorno; scelta obbligata se si considera che oggi nel mondo oltre 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e che presto questa massa conterà più di 3 miliardi di persone.
Un enorme lavoro preliminare attende ora alle centinaia di Associazioni, Enti Locali e Parlamentari dei Paesi Europei che si sono posti a Firenze l’obiettivo della “Sete Zero” di tutto il mondo: vuol dire ripensare e rimodellare i consumi delle risorse d’acqua in ambito agricolo, industriale e domestico.
I dati relativi all’Italia sono emblematici: il nostro è in teoria un paese ricco di acqua dolce, avendo una disponibilità teorica di circa 155 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno pari a 2700 litri ad abitante; eppure la natura irregolare dei deflussi ne abbassa la disponibilità a 2000 litri ad abitante e gli acquedotti in cattivo stato fanno il resto.
Risultato che ogni cittadino Italiano può contare in media l’anno soltanto 920 metri cubi d’acqua; come tutti i paesi mediterranei l’acqua Italiana, però serve soprattutto per irrigare i campi ne scorrono tra i solchi 20.137 milioni di metri cubi ogni anno, contro i 7.940 per uso civile, i 7986 per uso industriale e i 5919 per scopi energetici, altro dato fondamentale è quello che l’acqua utilizzata non è quasi mai recuperata.
Inoltre le statistiche ci dicono che 16 milioni di cittadini Italiani sono allacciati alla rete fognante, ma i loro scarichi non vengono depurati e 25 milioni di cittadini non risultano neppure allacciati; città come Milano e Firenze non hanno impianti di depurazione in servizio.
Il problema è enorme, per qualcuno potrebbe sembrare insormontabile abbandonandosi in una sterile apatia verso tutto il discorso, e il discutere è proprio questo l’intento e l’obiettivo microscopico che qui vi si propone; come promuovere comportamenti responsabili e come possiamo nella nostra piccola Comunità di 210.000 abitanti contribuire alla soluzione del problema dell’acqua potabile investendone le Istituzioni, il mondo produttivo e i singoli Cittadini rispetto all’emergenza idrica.
Perché una campagna per il risparmio dell’acqua ?
Perché si ritiene che questa sia un diritto umano, poco rispettato, le stesse cifre pocanzi enunciate ci danno la misura della gravità del problema, e perché queste rimangano scolpite nella nostra mente le ripeteremo all’infinito: 1 miliardo e 400 milioni di persone oggi nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e siccome l’acqua è come l’aria la principale fonte di vita insostituibile, ciò significa che il diritto alla vita di centinaia di milioni di essere umani è oggi significativamente e severamente negato e consentitemelo la Società Civile non se lo può permettere.
Si tratta di una situazione intollerabile alla quale noi dobbiamo fare qualcosa, piccolissima, ma qualcosa va fatto da subito, da ora; necessita una vera inversione di tendenza sulle nostre abitudini giornaliere per permettere ad altri di accedere minimamente alla sopravvivenza.
Un bene comune maltrattato, dilapidato, basti pensare che le risorse idriche mondiali sono nella maggior parte in stato disastroso; l’inquinamento, le contaminazioni, gli sprechi hanno fatto dell’acqua potabile una risorsa sempre più rara nella qualità e quantità necessaria ed indispensabile alla vita, di conseguenza anche in Italia è divenuto sempre più costoso accedere all’acqua potabile di buona qualità.
Da anni il costo di questo preziosissimo bene tende ad aumentare in maniera smisurata, la qualità e la sua distribuzione resta inadeguata ed insufficiente in moltissime zone del Paese; il contrasto è evidente ed inaccettabile tra le zone dove la carenza d’acqua resta un problema di vissuto quotidiano e le zone dove gli sperperi, dovuti ad una agricoltura intensiva poco controllata, ad una attività industriale il più delle volte inquinante ed a usi domestici privati irragionevoli si traducono in una dilapidazione continua e incontrollata, predatrice del patrimonio idrico comune nazionale; è tempo di riflettere e cessare di essere corresponsabili di questa gigantesca dilapidazione della fonte di vita.
Assicurare l’accesso all’acqua potabile a tutti gli abitanti della terra non solo è un obiettivo lodevole, ma si tratta soprattutto di una utopia possibile e realizzabile; a condizione di avere la volontà di farlo, sensibilizzando l’opinione pubblica affinché questa volontà si esprima ed affermi concretamente la ragione d’essere una Società Civile attenta e concreta nel suo operare.
Non è possibile in tutto questo discorso non citare il “Manifesto dell’Acqua”, redatto nel Settembre 1998 da un Comitato Internazionale presieduto Da Mario Soares e creato dall’iniziativa di Riccardo Putrella il quale si fonda su quattro idee chiare e precise:
- fonte insostituibile di vita, l’acqua deve essere considerata un bene comune patrimoniale dell’umanità e degli altri organismi viventi;
- l’accesso all’acqua potabile in particolare, è un diritto umano e sociale imprescrittibile che deve essere garantito a tutti gli esseri umani indipendentemente dalla razza, età, sesso, classe, reddito, nazionalità, religione;
- la copertura finanziaria dei costi necessari per garantire l’accesso effettivo di tutti gli esseri umani all’acqua, nella quantità e qualità sufficienti alla vita, deve essere a carico della collettività, secondo le regole da ella fissate, normalmente via la fiscalità ed altre fonti di reddito pubblico; lo stesso vale per la gestione dei servizi d’acqua (pompaggio, distribuzione e trattamento);
- la gestione della proprietà e dei servizi è una questione di democrazia; essa è fondamentalmente un affare dei cittadini e non (solo) dei distributori e dei consumatori.
Non si può tralasciare in tutto il contesto che si sta discutendo le priorità espresse dallo stesso “Manifesto dell’Acqua”; come prima priorità ritengo esatta quella di mettere la politica dell’acqua ai primi posti dell’Agenda Politica Italiana.
Nonostante l’Italia è classificata tra i Paesi più sviluppati del mondo, il diritto all’accesso all’acqua potabile è ancora in certe zone del Paese limitato sia qualitativamente che quantitativamente, questo spiega in qualche modo il perché il nostra Paese risulta ai primi posti per il consumo pro-capite di acqua minerale in bottiglia.
Localmente si registrano disfunzioni burocratiche, di incuria gestionale ed economica, spesso di incapacità politica sul tema che determina inoltre la tendenza di molte collettività locali ad abbandonare la gestione pubblica di questa risorsa per affidarla a società private; la tendenza alla privatizzazione sembra ormai quasi un fenomeno imposto che a passi da gigante si fa strada nell’indifferenza quasi generale.
Il primo nodo da sciogliere nell’agenda politica Italiana in materia di acqua potabile è la banalizzazione accettata della trasformazione dell’acqua da bene comune in un bene economico privato, credendo che se l’acqua si trasformi in una merce con un prezzo determinato dal mercato, si possa con questo realizzare una gestione dell’acqua più efficace nell’interesse di tutti; eppure la grande maggioranza degli Italiani è servita, con successo, da imprese pubbliche intercomunali di alta capacità e qualità tecnica manageriale ed umana.
Il secondo nodo da sciogliere sull’argomento è rappresentato dalla stato pietoso, nonostante gli sforzi degli ecologisti, della gestione del territorio; i disastri naturali si susseguono a ritmo continuo (alluvioni, siccità)colpendo frequentemente il nostro paese e rilevando sempre di più le debolezze strutturali della gestione del territorio comprendendone tutti gli aspetti; non è più sufficiente reagire ad uno stato di emergenza continua, è indispensabile invece che la politica del paese metta fine al dissesto urbanistico e al “malgoverno” nella gestione dei bacini fluviali, alla cronica debolezza della lotta contro la deforestazione, alla piaga degli inquinanti agricoli ed industriali e ancora più gravi agli sperperi domestici quotidiani.
Il terzo nodo risiede nell’estrema molteplicità e diversità dei regimi locali di proprietà, d’uso e di gestione delle risorse idriche esistenti, che non consentono ancora una visione coerente ed integrata a livello Nazionale e Regionale. Regole moderne convivono troppo spesso con regole ancestrali sulle quali si fondono diritti, usi e costumi antichi e frammentati che consentono uno “sfruttamento” individualistico molto pericoloso di notevoli quantità di risorse di acqua.
Di fronte a siffatta situazione non è possibile non condividere quanto il Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua propone in merito a questo tema: la POLITICA dell’ACQUA deve diventare da subito uno dei temi centrali dell’Agenda Pubblica Nazionale, questo si può fare aprendo un grande dibattito a tutti i livelli, Nazionale, Regionale, Provinciale, Comunale, Locale sulle tendenze alla privatizzazione di questa indispensabile risorsa, partendo dall’avviso che questa debba essere riconosciuta per Legge come un bene comune pubblico, l’acqua deve restare o ridiventare una proprietà pubblica con una gestione pubblica partendo dal principio primo che l’acqua in Italia non appartiene solo agli Italiani ma all’umanità, alla vita, e che gli Italiani hanno il diritto di accesso all’acqua del Paese in solidarietà con le altre popolazioni e le generazioni future.
Necessita secondo il mio modesto avviso una continua ed assidua campagna di sensibilizzazione, di promuovere la conoscenza pubblica, collettiva sui problemi dell’acqua per favorire una partecipazione attiva dei Cittadini alla gestione democratica dell’acqua ad ogni livello, favorendo nel contesto una capillare sensibilizzazione al risparmio e al non spreco della “Vita” stessa.
E’ proprio partendo dalle Comunità locali che si può pensare di divulgare questo prezioso messaggio, attraverso il settore dell’educazione scolastica, della sensibilizzazione di migliaia di massaie, di ambienti della piccola e media industria territoriale che applichino per primi quei micro suggerimenti che insieme formano il reale contributo di “risparmio” o miglior utilizzo dell’acqua a nostra disposizione.
Non a caso i Consorzi di Bonifica dell’acqua nel Lazio, esprimono forti preoccupazioni per il fatto che dopo qualche pioggia dei giorni scorsi, ci si dimentica facilmente di tutti quei problemi legati alla siccità che particolarmente questo anno ci ha fatto veramente preoccupare sullo stato delle nostre risorse idriche.
Nel corso di una recente assemblea tenutasi a Pratica di Mare, lo stesso Presidente dei Consorzi ha espresso forti preoccupazione riguardo alla gestione delle risorse idriche in un territorio “fortemente antropizzato” come quello Laziale le produzioni agricole necessitano di considerevoli quantità d’acqua; e che si ritiene quanto meno necessario sottoporre la questione alle forze politiche, sociali ed associazioni con lo scopo di superare quella mala-cultura che ci fa parlare di acqua solo in caso di siccità o alluvioni. (Messaggero 17/09/03)
Qualche giorno fa (Messaggero 03/11/03) un articolo su un noto quotidiano romano titolava una pagina con : “ facciamo acqua da tutte le parti e caro ci costerà”, stando ai dati della Federgasacqua, la federazione che raggruppa le aziende del settore idrico ed energetico, le tariffe italiane sono un quarto della media europea, mentre i costi dei servizi sono gli stessi degli altri Paesi.
A Roma un metro cubo di acqua costa (mille litri) costano 64 centesimi iva esclusa
( ed è comunque la cifra più bassa nella Unione Europea), a Bari, la città italiana più cara il costo per metro cubo è di 1,24 €; ad Helsinki 1,78; a Bruxelles 1,86; a Marsiglia 2,72; a Zurigo 2,90; a Berlino 4,24.
L’acqua in Italia costa ancora troppo poco, tuona il Presidente della Federgasacqua, bisogna avere il coraggio di aumentare le tariffe, ciò spingerà il Cittadino a limitare i consumi ingiustificati; dal fatto che le tariffe sono basse, sembra che gli Italiani non ci pensino due volte prima di aprire il rubinetto “a palla”ed andare a rispondere al telefono. D’altra parte bisogna in qualche modo dargli ragione se si pensa che i per consumi idrici, siamo terzi al mondo e ben oltre la media Europea.
Il rapporto tariffe - consumi è ben evidenziato da due esempi: a Roma, che ha la tariffa più bassa della U.E. il consumo pro capite quotidiano è di 290 litri (il più alto in Europa); a Bari, che detiene la tariffa più alta in Italia, il consumo pro capite quotidiano e a livelli di 135 litri.
A ragione la Federgasacqua ha paventare un aumento della bolletta perché gli Italiani comincino a pensare al risparmio idrico ?; oppure necessita da subito iniziare seriamente a pensare che questo bene inestimabile debba essere considerato prezioso non per il suo costo ma per quanto realmente vale a livello di vita e di benessere sociale di tutti i cittadini? .
Per entrare nel merito e nella riflessione sul problema e per dare un termine di paragone, alcune ultime stime calcolano che in Europa il consumo medio annuo a famiglia composta da tre persone è di circa 200.000, ognuno di queste persone quindi consuma mediamente circa 182 litri d’acqua al giorno.
Se per gioco cominciamo a fare qualche esempio, basandoci sulla famiglia media europea di tre persone che consuma 200.000 litri d’acqua l’anno e calcolando il tutto in base ad una tariffa media italiana di 80 centesimi a metro cubo; partiamo dal bagno oltre il 30% dei consumi idrici domestici è dovuto alla sciacquone: ogni volta che lo si attiva si consumano dagli 8 ai 12 litri d’acqua potabile.
Per ridurne la fuoriuscita si possono utilizzare molti accorgimenti utilizzare un sistema a manovella o rubinetto, installare un sistema a rilascio differenziato che libera a scelta 8 o 12 litri, mettere un mattone nel serbatoio per diminuire il volume di capienza dell’acqua, applicare invece al vecchio sciacquone una batteria di scarico a portata variabile è il mezzo più facile, più pratico ed economico da consigliare anche perché il risparmio è di circa 30 metri cubi d’acqua all’anno che equivalgono a 24 € .
Che dire se il problema “sciacquone” venisse amplificato nelle scuole di ogni ordine e grado, negli uffici pubblici, nelle aziende, nelle fabbriche, nei luoghi pubblici:
basti pensare che una scuola materna con 6 classi da venti bambini: 120, utilizzino lo sciacquone 60 volte al giorno, consumando 60x12 litri d’acqua 720 litri d’acqua potabile al giorno, per 5 giorni alla settimana diverrebbero un consumo di 3.600 litri, che moltiplicato 4 settimane fanno 14.400 litri se lo moltiplichiamo per i 10 mesi dell’anno scolastico fanno 144.000 litri di acqua potabile utilizzata; se le Amministrazioni utilizzassero il sistema di scarico dello sciacquone applicando una batteria di scarico a portata variabile, il risparmio effettivo sarebbe del 50%, cioè si risparmierebbero 77.000 litri di acqua potabile l’anno per ogni scuola materna del territorio, calcola una ipotesi di tutte le scuole di ogni ordine e grado quale e quanto contributo potrà dare la città di Roma al risparmio idrico ?
Il consumo si riduce di 6.000 litri l’anno se si ha l’accortezza di applicare ai rubinetti un frangigetto, dispositivo a retina in vendita a pochi euro in tutti i supermarket inoltre di facile installazione.
Lavarsi facendo una doccia piuttosto che il bagno in vasca si risparmiano circa 29 metri cubi d’acqua l’anno, per un risparmio di altri 23 €, utilizzando la doccia con frangigetto il consumo di acqua scende ulteriormente fino al 50%.
Micidiali per il consumo sono i “tempi morti”, quando l’acqua scorre nel rubinetto senza necessità; lavandosi i denti, facendosi la barba tenendo il rubinetto inutilmente aperto, se questo venisse aperto solo quando necessita si risparmierebbero 5 metri cubi d’acqua l’anno.
Una voce importante è costituita dall’acqua usata per lavare i piatti; una famiglia utilizza l’acqua corrente per un totale di 100 litri alla volta; riempiendo il lavello invece, si possono risparmiare lavando i piatti 30 € all’anno; così come riciclando l’acqua utilizzata per il lavaggio della frutta e della verdura per innaffiarci le piante si risparmierebbero 6.000 litri l’anno, 5 €; inoltre innaffiando la sera quando l’evaporazione si riduce, costa circa 10 metri cubi d’acqua annui in meno 8 €.
L’utilizzo di elettrodomestici a pieno carico, lavatrici, lavastoviglie si risparmiano circa 11 metri cubi d’acqua all’anno, 9 €.
Non sorridete troppo, infine, per il fatto che in ciascuna delle singole voci analizzate ( e sono soltanto alcuni degli esempi possibili) i margini di risparmio economico e di quantità di spreco non sono trascendentali: “ 4 euro qui, 6 euro li, 30 ero la, che vuoi che sia ?” , bene, è proprio “che vuoi che sia ?” a farvi arrivare a breve bollette da capogiro, ma ancor più grave e preoccupante è il futuro non molto lontano che si preannuncia prossimo, la carenza e la scarsità di acqua che di anno in anno si fa sempre più sentire; senza inoltre tralasciare il penoso problema che non ci fa preoccupare di un l miliardo e 400 milioni di esseri umani che già da oggi non hanno acqua sufficiente per sopravvivere.
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